Chi è Paolo Borghetti?


 

Paolo Borghetti è un imprenditore seriale e rivoluzionario

Nasce a Brescia nel 1986 e cresce nelle valli bresciane; fin da giovanissimo grazie alle sue doti calcistiche esce dalla provincia e si confronta con ragazzi di altre nazionalità, accomunati dallo stesso ambizioso obiettivo: 
diventare calciatori di serie A.

Dopo aver giocato in tutte le categorie del settore giovanile professionistico del Brescia calcio, la vita lo mette di fronte alla prima cruda verità: Il talento, da solo, non basta e così perde il primo grande treno della sua vita.

 

Nonostante l’ostruzionismo del padre si iscrive alla facoltà di lettere e filosofia dell'Università Cattolica e per pagarsi la retta inizia a lavorare come fresatore manuale in un'azienda di lavorazione meccanica automotive.
 È qui che entra per la prima volta in contatto con il mondo della fabbrica e ne rimane profondamente affascinato.

 

Nel 2007, dopo una precedente esperienza di sei mesi come venditore porta a porta, entra a far parte di una multinazionale come consulente assicurativo-finanziario. 
I presupposti per una buona gavetta non mancano: stipendio di 500 euro al mese con partita iva, telefono e guida telefonica.

Si specializza nella distribuzione di prodotti finanziari e previdenziali e i risultati non tardano ad arrivare, tanto che nel 2009 viene premiato nei primi cento consulenti assicurativi- finanziari del gruppo.

 

Ma il ruolo del professionista all’interno delle multinazionali gli sta stretto. Durante un viaggio esplorativo a Londra rimane incuriosito dal mondo Lloyd’s e dalla materia del Risk Management.

Sfidando l’immobilismo del mercato assicurativo italiano nel 2010 fonda Insurance Broker, società specializzata nella gestione dei rischi delle aziende industriali produttive. Nessuno crede nel progetto, nemmeno le banche che lo considerano “troppo giovane” per sensibilizzare l’imprenditore italiano ad un cambio di mentalità così radicale:
 “dal vivere costantemente nel rischio al saperlo gestire attraverso logiche manageriali di pianificazione”
il salto è considerato troppo ampio.

Insurance Broker, contro i favori dei pronostici, arriva ad essere annoverata in pochi anni nelle prime 50 aziende italiane di Risk Management con all’attivo 6 milioni di portafoglio, più di 150 clienti, 20 collaboratori e un utile che si attesta attorno ai 400.000 euro.

 

Nel 2013, dopo un viaggio in Giappone per studiare la scuola TPS (Toyota production System) di Taiichi Ōno e numerosi viaggi in Silicon Valley negli USA, Borghetti riflette e identifica tre cause predominanti nel declino del mercato industriale italiano:

 

1.     Non avere affrontato lo sviluppo manageriale restando ancorati a logiche di potere “famigliari”

2.     Non essere pronti al percorso di Digital trasformation

3.     Non aver gestito i passaggi generazionali, con troppi pochi giovani al comando operativo

 

Partendo da questi presupposti, Borghetti nel 2015 decide di mettersi di nuovo in gioco e fonda Future Age:

un’organizzazione manageriale specializzata in change management ed innovazione ad alto impatto.

 

Ben presto Future Age raggiunge risultati straordinari: oltre 250 clienti attivi, più di 40 collaboratori, un patrimonio netto che si avvicina a 2 milioni di euro ed un EBITDA che supera il 25%.

Future Age diventa un vero e proprio “polo d’attrazione” per i più importanti manager a livello nazionale che credono nel cambiamento portato avanti dal suo modello imprenditoriale. In questi anni Paolo Borghetti, da amministratore delegato di Future Age, crea diversi strumenti di lean digitale, fra cui spicca la “Future Business Intelligence”, un modello di business intelligence accessibile alle PMI grazie all'introduzione della figura professionale del data steward.

 Nel 2016 rivoluziona il mondo dell’informatica introducendo sul mercato una nuova figura professionale: il Broker It, un manager che coniuga alle competenze informatiche e di processo le competenze umanistiche.

Il 2019 è l’anno della consacrazione: Future Age viene annoverata dal settimanale economico Affari&Finanza di Repubblica tra le prime 100 aziende italiane per espansione economica nell’ultimo triennio.

 Il 2020 è l'anno del big bang: durante la pausa forzata per l’emergenza Covid, Borghetti idea la metodologia Digital Mentoring con cui si distanzia completamente dal mondo della consulenza.

Future Age ha ormai un team composto da manager ed imprenditori che comprendono i problemi delle aziende perché li hanno vissuti prima persona, condividono il rischio di impresa con l’imprenditore mettendo gran parte del proprio nostro compenso in mano a risultati concreti e misurabili. Future Age non porta in azienda slide accademiche e fogli excel, ma un Mentor, che trova soluzioni e accompagna l'imprenditore all'azione.

 

Nel 2021, in risposta alla catastrofe Covid-19, Borghetti fonda Digilogue, startup innovativa che ha lo scopo di accompagnare le aziende italiane ad uno sviluppo digitale sostenibile, che esalti l'integrazione tra i 3 pilastri dell’impresa:

1.     Persone

2.     Processi

3.     Tecnologie

 

Digilogue vuole rendere accessibile a tutti la complessa materia dell'IT (information technology) sviluppando la figura dell'Educatore Digitale e creando nuovi posti di lavoro in un Paese lacerato della pandemia.
Con Digilogue Paolo Borghetti crea Digisoftware, un software di intelligenza artificiale ideato per eliminare l'asimmetria informativa che si è sempre generata tra gli imprenditori e le software house.


Nel 2022 crea l'Officina Filosofica,
un pensatoio filosofico per manager ed imprenditori nato con lo scopo di avvicinare la filosofia al mondo industriale.

Nel 2023 pubblica il libro Digital Mentor, un manuale che ha lo scopo di fungere da traduttore, facilitatore del linguaggio informatico per l’imprenditore e di spiegare l’informatica attraverso un approccio umanistico. 

 

 

 

“Fai sempre di più di quello che gli altri si aspettano da te.”

Larry Page